SI.NA.L.P. SICILIA CHIEDE RISPO­STE IMPATTO ECO­NOMICO E SOCIALE DELLA PANDEMIA STRATEGIE GOVERNATIVE

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Oggi sco­pria­mo che la di­stru­zio­ne del si­ste­ma pro­dut­ti­vo lo­ca­le, che da sem­pre è sta­ta la for­za, la pro­fes­sio­na­li­tà e la fan­ta­sia pro­dut­ti­va dell’I­ta­lia è sta­to sa­cri­fi­ca­to sul­l’al­ta­re del­l’Eu­ro­pa Uni­ta e la glo­ba­liz­za­zio­ne del com­mer­cio.

La Pan­de­mia ci ha fat­to ri­sco­pri­re l’im­por­tan­za del­la rete na­zio­na­le di pic­co­le e me­die azien­de che era­no in gra­do di ga­ran­ti­re un flus­so regola­re e si­cu­ro di mer­ci e ser­vi­zi.

La no­stra rete di azien­de ci met­te­va al ri­pa­ro del­le cri­si eco­no­mi­che del­le na­zio­ni che, gra­zie alla glo­ba­liz­za­zio­ne, si sono ri­tro­va­te a pro­dur­re mer­ci e ser­vi­zi an­che per gli ita­lia­ni, tra­sfor­ma­ti in sem­pli­ci con­su­ma­to­ri non più in gra­do di “go­ver­na­re” le scel­te com­mer­cia­li im­po­ste da po­che ed ag­gres­si­ve mul­ti­na­zio­na­li.

Con la Pan­de­mia le scel­te del Go­ver­no Na­zio­na­le, con­cen­tra­te solo su una pre­sun­ta si­cu­rez­za me­di­ca, han­no dato il col­po di gra­zia alla struttu­ra por­tan­te del com­mer­cio, dei ser­vi­zi e del­la pro­du­zio­ne ita­lia­na, for­ma­ta da pic­co­le e me­die azien­de.

Dopo il pri­mo loc­k­do­wn di mar­zo ed apri­le, ab­bia­mo avu­to la cer­tez­za che tale stra­te­gia avreb­be di­strut­to eco­no­mi­ca­men­te l’I­ta­lia.

Spe­ra­va­mo che que­sto gran­de er­ro­re non si ri­pe­tes­se, an­che per­ché nel pe­rio­do esti­vo la sen­sa­zio­ne era che il vi­rus si fos­se al­leg­ge­ri­to e modi­fi­ca­to at­te­nuan­do­ne no­te­vol­men­te gli ef­fet­ti tra­gi­ci.

Il Go­ver­no Na­zio­na­le, for­te del­l’e­spe­rien­za avu­ta, pas­sa­va, per non ri­ca­de­re nel­l’er­ro­re, ad una se­rie di de­cre­ti che ob­bli­ga­va­no le no­stre azien­de ad in­ve­sti­re sul­la si­cu­rez­za per i pro­pri di­pen­den­ti e clien­ti.

I com­par­ti HO.RE.CA. (ho­tels, Re­stou­rant,Cafè), G.D.O.  (Gran­de Di­stri­bu­zio­ne Or­ga­niz­za­ta) e Ser­vi­zi alla Per­so­na con le aree “so­cio-sa­nitarie”, “at­ti­vi­tà as­so­cia­ti­ve”, “edu­ca­zio­ne e for­ma­zio­ne”, ed “este­ti­ca e par­ru­chie­ria” ol­tre al “tem­po li­be­ro” sono sta­ti, pri­ma chiu­si d’im­pe­rio e poi ob­bli­ga­ti ad in­ve­sti­re an­che som­me im­por­tan­ti per po­ter con­ti­nua­re a la­vo­ra­re ga­ran­ten­do si­cu­rez­za ai di­pen­den­ti ed ai clien­ti.

Ades­so, pur aven­do per­cen­tua­li si­mi­li, ed an­che più bas­se di cre­sci­ta pan­de­mi­ca, ri­spet­to al­l’i­ni­zio del­la cri­si, il Go­ver­no de­ci­de di ri­met­te­re in cri­si in­te­re fi­lie­re pro­dut­ti­ve ed ero­ga­tri­ci di ser­vi­zi ob­bli­gan­do­ne, di fat­to, una nuo­va chiu­su­ra.

Non com­pren­dia­mo qua­le sia la “ra­tio” che ha spin­to il Go­ver­no Na­zio­na­le ad ema­na­re una nuo­va chiu­su­ra di tut­ti i set­to­ri che reg­go­no il circui­to so­cia­le ed eco­no­mi­co del­le no­stre cit­tà, con la con­sa­pe­vo­lez­za che con­dan­ne­rà a mor­te più di 1 mi­lio­ne di ti­to­la­ri di azien­de e più di 6 mi­lio­ni di la­vo­ra­to­ri di­pen­den­ti.

A nul­la val­go­no le pro­mes­se sban­die­ra­te di nuo­vi aiu­ti ed in­den­niz­zi, vi­sto quan­to non ero­ga­to du­ran­te il pri­mo loc­k­do­wn.

Gli ita­lia­ni, a ra­gio­ne, non han­no più fi­du­cia a que­sto Go­ver­no che pro­met­te aiu­ti a tut­ti ma alla fine in­via 9 mi­lio­ni di car­tel­le esat­to­ria­li.

Cen­tro Stu­di Eco­no­mi­ci SI.NA.L.P. Si­ci­lia

Dr. An­drea Mon­te­leo­ne

Com. Stam.

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